International Vegetarian Union | |
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Sezione 1: La scelta etica
La ragione fondamentale per diventare vegan è il rispetto per gli animali. Chi segue questo stile di vita li considera esseri sensibili con un loro valore intrinseco e non semplici oggetti. I vegan non mangiano prodotti di origine animale come carne, uova e latticini, non indossano pelle o lana, non usano prodotti sperimentati sugli animali. Non comprano animali e non li tengono in gabbia, non visitano zoo e acquari, non vanno al circo e agli spettacoli con l'impiego di animali. Evitano insomma tutto quello che comporta la morte e la sofferenza per gli animali. Ogni anno miliardi di esseri sensibili sono trasformati in prodotti alimentari, dopo una breve vita fatta solo di sofferenza. Chi sceglie di vivere vegan non può fermare da solo tutto questo: rifiuta di parteciparvi e di esserne la causa. Questo rifiuto nasce dalla consapevolezza che anche agli animali debbano essere garantiti i diritti fondamentali, esattamente per le stesse ragioni per le quali le persone civili ritengono che a tutti gli esseri umani essi debbano essere garantiti. Gli esseri umani e gli animali hanno infatti in comune molte caratteristiche, prima di tutte la capacità di soffrire. Se gli uomini come gli animali soffrono come è possibile giustificare la morale e la legge che impongono il rispetto dei diritti fondamentali per tutti gli uomini e contemporaneamente rifiutano di prendere in qualunque considerazione la sofferenza degli animali?
Gli animali umani, che incarcerano, mangiano e sfruttano gli animali
non umani, fingono che questi non sentano dolore. E' necessaria infatti
una netta distinzione tra noi e loro, se vogliamo farne ciò che
vogliamo, se li indossiamo e li mangiamo senza avvertire rimorsi o sensi
di colpa. Gli umani, che spesso si comportano con crudeltà verso
gli animali, vogliono credere che essi non possano soffrire. In realtà
il comportamento degli animali dimostra il contrario: essi sono troppo
simili a noi.
Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà
acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla
mano della tirannia. I francesi hanno già scoperto che il colore
nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba
essere abbandonato senza riparazione ai capricci di un torturatore. Si
potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe,
la villosità della pelle, o la terminazione dell'osso sacro sono
motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo
stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà
di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti
sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi,
di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese.
Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema
non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono
soffrire?".
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Queste pagine sono state create nel novembre 2001 da Marina
Berati